Nel corso del Consiglio regionale tenutosi l’8 e 9 maggio, l’Assessore Marco Carrel ha fornito risposte complete ed esaurienti a due interrogazioni riguardanti rispettivamente le riserve di pesca e le strade poderali, ed a due interpellanze relative alla carenza di casari ed alle malattie parassitarie degli alberi.
L’Assessore è inoltre intervenuto nell’ambito della discussione generale sulla mozione avente ad oggetto la specie stambecco.
Interrogazione riserve di pesca
All’interrogazione con cui si chiedevano notizie circa l’attività svolta nel corso delle ultime settimane sulla questione relativa alle riserve di pesca a cattura presenti in Valle d’Aosta, l’Assessore Carrel ha così replicato:
«In data 16 febbraio 2024, con prot. n. 1932/RN, la competente Struttura regionale ha provveduto ad inoltrare al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, unitamente ai dati consuntivi relativi alla precedente autorizzazione ormai scaduta, una nuova richiesta di autorizzazione all’immissione di materiale ittico non autoctono in alcuni tratti dei torrenti valdostani, comprese le riserve di pesca indicate nel calendario ittico. In data 7 marzo 2024, con prot. n. 2642/RN, è stata trasmessa al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica un’integrazione alla precedente richiesta. Nel frattempo il Consorzio regionale pesca, con Ordinanza n. 1 del 28 marzo 2024, ha rinviato l’apertura della pesca nelle riserve a cattura gestite dall’Ente, proprio per l’impossibilità di immettere materiale ittico per l’attività alieutica. Tramite comunicazioni a mezzo posta elettronica del 22 marzo, 29 marzo, 2 aprile e 16 aprile 2024, il Coordinatore del Dipartimento Risorse naturali ha provveduto a sollecitare a più riprese il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per il rilascio dell’autorizzazione all’immissione di materiale ittico non autoctono. Inoltre, ho personalmente provveduto a sollecitare ulteriormente, con lettera prot. n. 4650/RN del 17 aprile 2024, il Ministero competente per il rilascio dell’autorizzazione richiesta».
«Ad oggi» ha concluso l’Assessore «l’Amministrazione regionale rimane ancora in attesa dell’autorizzazione da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per l’immissione di materiale ittico non autoctono per gli anni 2024-2026. Non appena tale autorizzazione sarà pervenuta, verrà immediatamente trasmessa al Consorzio regionale pesca che potrà così provvedere alle immissioni di materiale ittico e revocare la propria Ordinanza di rinvio dell’apertura della pesca nelle riserve a cattura».
Interrogazione strade poderali
Al primo quesito dell’interrogazione con cui si domandava se le norme relative alla circolazione sulle strade poderali riguardassero anche le strade consortili, l’Assessore Carrel ha risposto che:
«Il sito istituzionale della Regione Valle d’Aosta “La circolazione sulle strade poderali” riassume le indicazioni per la circolazione sulle stesse, ed indica il link della legge regionale 17/1985 che regola la materia. Nel dettaglio, l’articolo 1 della predetta legge stabilisce che “Allo scopo di salvaguardare l’equilibrio dell’ambiente naturale e di difendere la proprietà e l’attività agricola, la circolazione dei veicoli a motore sul territorio della Regione, all’infuori delle strade statali, regionali e comunali carrozzabili, classificate come tali ai sensi di legge, come pure delle strade di accesso a luoghi pubblici o a strutture sportive, è disciplinata dalla presente legge”, mentre i commi 1 e 2 dell’articolo 2 recitano rispettivamente che “E’ vietato circolare e parcheggiare, con qualsiasi tipo di veicolo a motore, all’infuori delle strade citate al precedente articolo” e che “La circolazione e il parcheggio dei veicoli a motore sono consentiti ai proprietari, usufruttuari, conduttori e ai loro famigliari e ospiti, a tutti coloro che abbiano necessità di accedervi per motivi di abitazione o dimora o di lavoro o di servizio, nonché alle persone disabili munite del contrassegno di cui al decreto del Ministero del Lavoro dell’8 giugno 1979, n. 1176 e alle persone aventi una invalidità superiore all’80 percento”. Rispondendo alla domanda, la strada consortile è una via di comunicazione costruita da Enti privati, con eventuale partecipazione pubblica, allo scopo di migliorare la dotazione di infrastrutture di servizio per una determinata area. Di conseguenza, la norma è applicabile anche alle strade consortili».
Al secondo quesito sullo stato dell’iter della legge ad hoc che ha come obiettivo la valorizzazione del patrimonio escursionistico valdostano, l’Assessore ha informato che:
«In data 14 febbraio 2022 con DGR n. 150 è stato costituito un Tavolo tecnico-giuridico per lo studio delle problematiche relative alle responsabilità, alla transitabilità, alla classificazione ed alla promozione della rete sentieristica, con l’obiettivo di creare un testo normativo. In data 19 settembre 2022, la composizione del Tavolo tecnico per lo studio delle problematiche, è stata integrata con DGR n. 1085. Si precisa che alcuni componenti del Tavolo tecnico hanno presentano delle osservazioni in merito ad alcuni contenuti del testo. Nello specifico i rappresentanti del Consorzio degli Enti Locali della Valle d’Aosta (CELVA) ed i rappresentanti dei Consorzi Miglioramento Fondiario hanno chiesto un incontro con il Governo regionale per approfondire gli aspetti inerenti alle reciproche responsabilità e competenze. Nelle prossime settimane ci si impegnerà per incontrarsi al fine di confrontarsi in merito alle suddette osservazioni».
Interpellanza casari
Rispondendo al primo quesito “se si abbia cognizione del numero di casari presenti in VDA e del fabbisogno complessivo in numero di essi suddiviso in stagione estiva e in stagione invernale”, l’Assessore Carrel ha dichiarato che:
«La Dirigente della Struttura Zootecnia, produzioni lattiero Casearie e laboratori ed il Coordinatore dell’Agricoltura, mi riferiscono quanto segue. Al momento, l’Assessorato all’Agricoltura non dispone di un elenco dei soggetti che hanno acquisito professionalità per svolgere attività di trasformazione lattiero-caseario nell’ambito della filiera Fontina. La costituzione di questo elenco è un tema che è stato più volte affrontato in riunioni tra il Consorzio di Tutela Fontina, l’Assessorato Agricoltura e gli addetti della filiera ma sino ad oggi gli operatori non hanno ritenuto necessaria la sua creazione. Nel comparto fontina durante la stagione invernale sono abilitati alla produzione di Fontina 68 trasformatori, suddivisi in n. 15 caseifici cooperativi o privati e n. 53 singole aziende che trasformano il proprio latte. Durante la stagione estiva 2023 hanno prodotto Fontina n. 126 alpeggi; in ognuna di queste Strutture di trasformazione opera almeno un casaro».
Rispondendo al secondo quesito “quali siano le intenzioni per ridurre il fenomeno della mancanza di casari”, l’Assessore ha reso noto che:
«Il problema della difficoltà di reperire la manodopera specializzata, in particolar modo quella dei casari, è noto ed è stato oggetto di approfondimento in occasione delle sedute del Comitato tecnico del settore zootecnico e lattiero-caseario. In passato (parliamo degli anni 2002, 2010 e 2013-14) sono stati organizzati dei corsi per la formazione di casari della filiera Fontina in collaborazione con il Consorzio Tutela Fontina e lo IAR ai quali hanno partecipato sia addetti già inseriti nel settore, sia persone provenienti da altri settori. Nell’ultimo decennio, per la precisione negli anni 2014, 2018, 2022 e 2024, sono stati organizzati altri corsi per casari sempre in collaborazione con l’IAR aventi come argomento la differenziazione delle produzioni, trattando quindi differenti modalità di caseificazione. Abbiamo parlato di corsi specifici per casari, ma va detto che nell’ambito del percorso scolastico dell’IAR la materia è affrontata in maniera approfondita. Il corso di istruzione e formazione professionale prevede circa 700 ore di alternanza scuola lavoro, e circa 280 ore di stage lavorativi estivi, ripartiti sull’intero triennio, di cui circa 1/6 (100 ore) in attività di caseificio. Inoltre come disciplina curricolare, nel triennio, vengono svolte circa 130 ore della materia “trasformazione dei prodotti-modulo lattiero caseario”. Al termine del suddetto corso si ottiene una qualifica regionale di operatore agricolo in contesto montano, che prevede anche delle competenze di trasformazione dei prodotti. I dirigenti sopra citati tengono a precisare che attualmente per esercitare la professione di casaro è richiesto esclusivamente il rispetto dei criteri stabiliti dalla DGR n.1406 del 17 novembre 2023 che prevede l’espletamento di un corso di primo livello, della durata minima di 8 ore. La formazione di personale specializzato è importante, ed è intenzione dell’Assessorato promuovere, non appena possibile, un corso in collaborazione con l’Institut Agricole Régional ed il Consorzio Produttori e Tutela della DOP Fontina».
Rispondendo al terzo quesito “se sia intenzione, in collaborazione con l’Institut Agricole Régional, fare uno studio al fine di verificare se la Fontina fatta col latte di diverse mungiture mantenga le caratteristiche di qualità come quella fatta col latte di una sola mungitura”, l’Assessore ha precisato che:
«Nel corso dal 2023 il Consorzio Produttori e Tutela della DOP Fontina in collaborazione con l’Institut Agricole Régional ha effettuato prove sperimentali, per verificare il mantenimento delle caratteristiche tipiche della Fontina DOP. Nello specifico sono state effettuate prove refrigerando il latte e lavorandolo una sola volta al giorno, senza miscelare il latte delle due munte. Tale procedura permetterebbe di rispettare il Disciplinare di produzione della DOP Fontina, che nella sua formulazione attuale prevede la lavorazione separata delle due mungiture, e il Reg CE 853 del 2004 in materia di igiene per gli alimenti di origine animale. Inoltre, nell’ambito di un Accordo Quadro tra IAR e Consorzio DOP Fontina, sono previste diverse attività di sperimentazione scientifica in ambito lattiero caseario, tra queste, nel Piano attività 2024, è previsto un progetto relativo alle innovazioni tecnologiche nella produzione di Fontina DOP e prevenzione dei rischi sanitari. Tale progetto prevede anche prove di miscelazione del latte di più mungiture per la produzione di formaggi, seguendo il ciclo produttivo della Fontina DOP, con lo scopo di verificare quali procedure potrebbero essere applicate per garantire il mantenimento delle caratteristiche tipiche della Fontina DOP».
Interpellanza malattie parassitarie degli alberi
In risposta al primo quesito inteso ad avere un quadro aggiornato circa le tipologie di parassiti del legno che ad oggi interessano specifiche specie di alberi o di zone boschive della nostra Regione, l’Assessore Carrel ha comunicato:
«L’attività di monitoraggio degli ultimi 4 anni ha evidenziato che i maggiori danni arrecati al patrimonio forestale sono stati causati dall’insetto bostrico tipografo, uno scolitide che passa gran parte del proprio ciclo vitale sotto la corteccia dell’abete rosso causandone spesso perfino la morte. I primi danni sono stati registrati nel 2020, prevalentemente nei Comuni di Aymavilles, Brusson, Charvensod, Gressan, La Thuile, Pontboset, e Saint-Rhémy-en-Bosses. L’analisi dei dati sembra indicare un trend in diminuzione che può comunque subire delle variazioni in funzione di particolari condizioni ambientali quali ad esempio un’intensa siccità. Un altro agente di danno è la Processionaria del pino, un lepidottero che è stato da sempre monitorato e contrastato dal Corpo forestale della Valle d’Aosta in collaborazione con il Dipartimento Risorse naturali. Le zone dove si registra ancora una sua presenza marcata sono i Comuni di Aosta, Saint-Pierre, e Sarre. Dal 2017, sono stati individuati arrossamenti e deperimenti a carico di pinete di pino silvestre e pino nero, ubicate in numerose aree della Regione, legate alla presenza del patogeno Sphaeropsis sapinea. Trattandosi di un fungo che penetra all’interno del suo ospite, ed essendo vietato l’uso di prodotti fitosanitari in bosco, la malattia non può essere facilmente contrastata. Dal 2020 è stata nuovamente rinvenuta nel Comune di Cogne, la presenza del lepidottero defogliatore Lymantria monacha, che nel corso degli ultimi anni si è diffuso, attaccando in prevalenza i larici ed un ridotto numero di abeti rossi. Altra nuova fitopatologia riscontrata è quella provocata dal fungo Hymenoscyphus fraxineus, che determina il deperimento del frassino. Infine, nell’estate 2023, in seguito al riscontro di defogliamenti a carico di larici in Val Ferret e nel Comune di Pré-Saint-Didier, tramite analisi genetiche è stato possibile identificare l’insetto defogliatore Larerannis aurantiaria che normalmente colpisce le latifoglie, e non era mai stato rinvenuto in Valle d’Aosta».
In risposta al secondo quesito mirato ad avere informazioni circa le risorse destinate per il progetto Mongefitofor, Programma di Cooperazione Territoriale INTERREG Italia-Svizzera 2014/2020, che vede coinvolte per l’Italia la Regione Lombardia, la Regione Piemonte, la Regione Autonoma Valle d’Aosta, e la Provincia Autonoma di Bolzano; e per la Svizzera il Cantone Grigioni, il Cantone Ticino e il Cantone Vallese, l’Assessore ha specificato:
«Il Comandante del Corpo Forestale Valdostano mi riferisce che il budget complessivo per la Regione Valle d’Aosta è pari a € 872.595,73. I dati relativi al Progetto sono disponili anche sul sito istituzionale della Regione Valle d’Aosta. Tra gli obiettivi specifici di questo Progetto ci sono: le iniziative per la conoscenza, la conservazione, la gestione e la valorizzazione sostenibile del patrimonio naturale; l’elaborazione e l’armonizzazione di strategie e strumenti, di buone pratiche e progetti pilota, per ridurre gli impatti connessi al cambiamento climatico sulle risorse naturali».
In risposta al terzo quesito finalizzato a conoscere come si proceda per limitare potenziali situazioni di rischio presenti in tutte quelle zone dove vi siano alberi malati e quindi instabili, nelle immediate vicinanze di strade, abitazioni o lungo la rete sentieristica regionale, l’Assessore Carrel ha puntualizzato:
«Si ricorda che la Regione ha competenza statutaria in materia di foreste e che, nello specifico, il Dipartimento Risorse naturali e Corpo forestale, attraverso la Struttura foreste e sentieristica ed il Corpo forestale della Valle d’Aosta, si occupa della tutela e della valorizzazione del patrimonio forestale regionale. L’Amministrazione regionale tramite la Struttura foreste e sentieristica, di concerto con il Corpo forestale della Valle d’Aosta, provvede a eseguire gli interventi di tipo fitosanitario volti a mitigare l’espandersi del bostrico nei boschi della Regione nonché deperimenti causati da altri agenti patogeni, operando nei boschi pubblici e, se necessario, nei boschi privati. Gli interventi vengono svolti sia tramite squadre forestali sia con affido a imprese boschive e, compatibilmente con le risorse finanziarie e le possibilità organizzative degli uffici, interessano prioritariamente le aree colpite da attacchi parassitari più estesi. Relativamente agli alberi instabili nelle immediate vicinanze di strade e abitazioni o lungo la rete sentieristica regionale, si ricorda che la responsabilità di eventuali situazioni di rischio ricade in capo al proprietario delle piante e al proprietario/gestore dell’infrastruttura viaria in questione. L’Amministrazione regionale interviene quindi d’ufficio sulle pertinenze stradali e nelle aree urbane di proprietà regionale e in tal contesto il Dipartimento risorse naturali e Corpo forestale assicura la propria collaborazione in caso di specifiche esigenze da parte delle Strutture regionali competenti in materia di Viabilità e di Patrimonio. Da diversi anni, numerosi sono gli interventi di taglio piante pericolanti o instabili. Per quanto attiene invece la gestione di alberi malati e/o instabili nei pressi di abitazioni private, questa ricade naturalmente in capo al proprietario».
Mozione stambecco
Durante la discussione generale della mozione con cui si chiedeva l’impegno del Governo regionale a mettere in atto ogni azione utile per addivenire ad una gestione venatoria della specie Capra Ibex (stambecco), l’Assessore Carrel ha aperto il suo intervento ricordando:
«In base alla Legge 157/1992, in Italia, ad eccezione dell’Alto Adige, lo stambecco non è attualmente compreso tra le specie cacciabili, pur non rientrando più nell’elenco delle specie particolarmente protette. Nella Convenzione di Berna lo stambecco, nell’allegato 3, rientra infatti fra le specie protette che possono però, in casi eccezionali, essere oggetto di prelievo venatorio. Tale ungulato è inserito nell’allegato E del D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, così come nell’allegato V della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat), fra le specie per le quali è possibile il prelievo sulla base di una particolare regolamentazione, purché venga garantito il mantenimento di uno stato di conservazione soddisfacente. La bozza del Piano regionale Faunistico-venatorio, attualmente in discussione, al capitolo 4 paragrafo 1.6, fornisce numerose indicazioni sulle azioni prioritarie da adottare per supportare la gestione dello stambecco in Valle d’Aosta, alcune delle quali sono già adottate da tempo, come ad esempio i censimenti della specie. Volendo poi parlare di dati concreti, in base alle indicazioni gestionali suggerite dall’ISPRA la dimensione minima di una popolazione compatibile con il prelievo venatorio è di circa 400 capi e la percentuale di abbattimento su popolazioni stabilizzate non deve superare il 10% annuo. Secondo queste indicazioni, si potrebbero ipotizzare piani di prelievo, ovviamente regolamentati attraverso la caccia di selezione e previo continuo monitoraggio della specie».
«Per quanto riguarda la Regione Valle d’Aosta» ha continuato l’Assessore «all’esterno delle aree protette, il numero di capi censiti ha subìto un aumento progressivo e piuttosto costante. Basti pensare che nel 1997 gli stambecchi censiti risultavano 1934, mentre nel 2023 è stato rilevato il dato più alto, pari a 4052 unità. Nel panorama italiano, nel 2022, la Provincia Autonoma di Bolzano ha reso effettive le disposizioni del DPR 22 marzo 1974, n. 279, che permettono al Presidente della Provincia di variare, per periodi determinati, l’elenco delle specie cacciabili previste dalla normativa nazionale, proponendo un Piano di gestione quinquennale dello stambecco che autorizza un prelievo limitato della specie, ottenendo il parere favorevole di ISPRA. Nel predetto Piano di gestione dello stambecco 2022-2026 della Provincia Autonoma di Bolzano, si legge che “l’utilizzo venatorio di una specie selvatica è da considerarsi del tutto legittimo in quanto risorsa naturale e in questo caso ulteriormente opportuno in quanto il camoscio soffre la presenza di consistenti quantità di stambecchi”. Ed è questo un tema su cui ci siamo già confrontati anche in questo Consiglio regionale. In occasione della riunione della Consulta faunistica regionale in data 9 aprile 2024, nell’ambito della discussione della bozza del Piano regionale faunistico-venatorio, è stato esplicitato il punto relativo al possibile prelievo dello stambecco. Vorrei evidenziare che già in data 24 aprile 2023 ho personalmente inviato un’apposita missiva per richiedere alla Commissione Paritetica di prendere in considerazione la possibilità di disporre variazioni all’elenco delle specie cacciabili, fra le quali appunto anche lo stambecco».
«In base a quanto appena citato» ha terminato l’Assessore «e ricordando l’impegno che mi sono assunto, nello scorso Consiglio regionale, di presentare in Commissione consiliare il Piano regionale Faunistico venatorio durante l’iter che prevede la VAS, credo sia opportuno affrontare questo argomento in quella sede così da poter rappresentare tutti i dati tecnici e biologici che possono motivare l’avvio dell’iter per il prelievo a carico dello stambecco, oppure no, sul quale, come detto in precedenza, il mio Assessorato sta già lavorando».
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