CAPOGRUPPO DI MARCO “Giorno del Ricordo – la memoria non ha colore politico”

13 Febbraio 2025

In apertura del Consiglio regionale che si è tenuto nelle giornate del 12 e 13 febbraio 2025, il Capogruppo di Pour l’Autonomie, Aldo Di Marco, è intervenuto nell’ambito della commemorazione del Giorno del Ricordo.

«Con la legge n.92 del 30 marzo 2004 lo Stato italiano ha istituito il Giorno del Ricordo per preservare e tramandare la memoria delle violenze disumane perpetrate ai danni degli italiani dell’Istria, della Dalmazia, di Fiume e della Venezia Giulia da parte delle milizie jugoslave durante la seconda guerra mondiale e l’immediato dopoguerra, e dell’esodo a cui furono costrette queste popolazioni».

«In questo triste e buio periodo della storia europea migliaia di italiani, storicamente residenti in quelle terre contese e tormentate, persero la vita nelle foibe – diventate il simbolo di quell’immane tragedia – ma anche nelle prigioni e nei campi di concentramento istituiti dal regime comunista di Tito, durante le lunghe marce di trasferimento, e attraverso la pratica dell’annegamento in mare con una pietra legata al collo. Le vittime furono appartenenti e collaboratori del regime fascista colpevole di crimini contro la popolazione jugoslava durante il periodo di occupazione, nonché tutti coloro che vennero identificati come potenziali oppositori del nuovo ordine politico che era stato instaurato, tra cui in particolare gli italiani considerati nemici naturali sulla base dell’assioma italiani uguale fascisti».

«Coloro che riuscirono a scampare a quest’ondata di assurda ferocia, si ritrovarono di fronte ad una terribile scelta: accettare ed uniformarsi alle idee, alle regole ed alle limitazioni imposte dal regime dittatoriale comunista, oppure lasciare la propria terra, la propria casa, le proprie attività, e gran parte dei propri beni per trovare riparo in Italia. La maggior parte di loro optò per la seconda strada, dando vita ad un esodo lento e doloroso durato diversi anni, verso un futuro incerto in cui non gli vennero risparmiate povertà e sofferenze in un clima di diffusa indifferenza e di malcelata ostilità».

«Per anni questi esuli, testimoni diretti delle atrocità viste e subite, attesero un riconoscimento che lo Stato italiano, alle prese con il difficile percorso di ricostruzione ed affrancamento dagli errori del passato, non fu loro in grado di offrire, preferendo invece sottovalutare se non addirittura rimuovere e negare quell’intero capitolo della nostra storia nazionale. La legge 92 del 2004 ha restituito dignità alle vittime di quei massacri e di quell’esodo disperato, ma soprattutto ha restituito al Paese la memoria di quei fatti dimostrando come uno Stato democratico non possa prescindere dalla condivisione piena ed assoluta del passato per costruire il suo presente ed il suo futuro».

«La memoria è infatti l’unico baluardo contro tutte le forme di dittatura che, come la storia ci insegna, hanno posto in essere politiche razziste e di sopraffazione verso le minoranze etniche, rendendosi responsabili dei più crudeli eccidi mai perpetrati; l’unica fonte da cui trarre gli insegnamenti indispensabili a promuovere società tolleranti ed integrate, fondate sul rispetto delle reciproche differenze, affinché non abbiano a ricrearsi le condizioni che hanno portato a simili eventi; e l’unica possibilità per ribadire e riconfermare con forza il valore assoluto dei principi e degli ideali della democrazia e della convivenza civile, calpestati in passato nel nome di ideologie deliranti e sanguinarie».

«Come Pour l’Autonomie riteniamo che la memoria non abbia colore politico, che non sia cioè né di sinistra né di destra, ma che invece superi questa distinzione storica per affermarsi quale patrimonio dell’intera umanità. Un patrimonio che se adeguatamente elaborato e coltivato rappresenta un fondamentale pilastro nel percorso di ogni popolo come pure nel percorso comune tra tutti i popoli. Oggi commemoriamo il Giorno del Ricordo ma crediamo fortemente che l’impegno verso la verità e la memoria non debba limitarsi ad una sola giornata, bensì debba essere rinnovato durante tutto l’anno e negli anni futuri, trasmettendolo alle giovani generazioni e rendendolo parte integrante della nostra identità nazionale».

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